Premesso che non sono un economista, ma un semplice ingegnere gestionale e pilota di elicotteri, nonostante i miei 35 anni (me ne restano almeno ancora 30 da lavorare) vorrei assicurare mediante degli investimenti mirati il mio pensionamento. Obiettivo che immagino sia condivisibile per la maggior parte di noi.

La previdenza nella forma attuale non basta

Ovviamente AVS e secondo pilastro, nella loro forma attuale, non basteranno a garantire una vita dignitosa. Non bastano già oggi, figuriamoci in futuro. Lavorando, qualche anno fa ho potuto acquistare (ovviamente con un’ipoteca) la mia casetta nella quale attualmente vivo. Finirò di ammortizzare l’ipoteca il giorno in cui andrò in pensione, per cui almeno un tetto sopra alla testa mi è garantito. Per il resto si vedrà.

Non tutti sono nella mia già quasi confortevole situazione. Tantissimi cittadini si trovano in una spirale di vita ed economica discendente, obbligati ad affittare appartamenti in immobili figli della speculazione edilizia, con costi di affitto esorbitanti e nessuna possibilità di accantonare liquidità. Non dimentichiamoci che, dulcis in fundo, spesso questi immobili sono di proprietà delle istituzioni di previdenza.

Il ruolo delle grandi banche e della FINMA?

Le grandi banche e la FINMA sono complici di questo disastro sociale che sta dilagando e che si farà tangibile tra pochi anni. Un esempio su tutti? Al posto di favorire l’acquisto di proprietà da reddito ai piccoli investitori, le regole per la concessione dei crediti verranno inasprite dal 1.1.2020, rendendo di fatto irraggiungibile il mercato immobiliare a questa categoria di piccoli risparmiatori. Qualcuno riesce a spiegare ad un comune mortale la logica di questo modo di porsi da parte di banche e FINMA? Ovviamente, il tutto va in totale controtendenza ai tassi di interesse, e anche qui non mi illudo, perché presto pagheremo gli interessi sui depositi anche come piccoli risparmiatori…

Riassumendo dunque, non rimangono molte opzioni. Tenere i soldi in banca: poco sicuro e molto costoso. Investire in un piccolo immobile da reddito (un appartamento, una casetta): impossibile. Orientiamoci verso i titoli: le obbligazioni non pagano praticamente niente, quelle che rendono un qualche punto percentuale provengono da paesi instabili. I fondi d’investimento e le azioni: rimangono al momento l’unica alternativa che promette qualche resa. La condizione? Assunzione totale del rischio da parte dell’investitore. O tutto, o niente. E se perdi, ti sei giocato i risparmi di una vita.

Conseguenze di un sistema allo sbando!

Significato altamente prevedibile per la società: povertà e indigenza per i pensionati del ceto medio, quindi della maggior parte della popolazione.

I problemi strutturali alla base di questo disastro preannunciato vanno ricercati nella distanza sempre maggiore tra economia reale, con valori tangibili, e la finanza mondiale. Quest’ultima basata su prodotti fantasiosi, e spesso non coperti (cioè non esiste il controvalore reale degli stessi). I due sistemi economici andrebbero dunque separati strutturalmente, per permettere nuovamente al ceto medio di poter partecipare alla vita economica del paese in maniera dignitosa. Si eviterebbe inoltre di far subire costantemente alla cittadinanza le conseguenze a cascata derivanti dai movimenti isterici dei mercati mondiali.

Come contrastare con misure concrete questa deriva del sistema?

Le misure per poter combattere questa situazione potrebbero essere molteplici. Ne propongo due, che a mio modo di vedere potrebbero essere realizzabili senza troppi stravolgimenti del sistema economico.

La prima riguarda le piccole banche regionali, che dovrebbero poter tornare ad elargire crediti per l’acquisto e la costruzione / ristrutturazione di immobili sulla base di valutazioni del rischio personalizzate. In queste, si dovrà tenere conto di parametri locali in singoli casi permettere anche l’accettazione di soluzioni di finanziamento con un capitale proprio ridotto.

La seconda riguarda i grossi investitori: per ogni grosso immobile da reddito, dovrebbe essere definito un numero minimo di appartamenti che devono essere venduti a investitori rigorosamente privati.  Andrebbe inoltre prevista la possibilità dell’acquisto a rate.

Queste 2 misure concrete raffredderebbero immediatamente il mercato immobiliare dei grandi speculatori, rendendo poco attrattivi oggetti enormi che corrono il grosso rischio di rimanere sfitti. Oggetti che poi devono per forza essere proposti a prezzi al limite del sopportabile. Queste misure inoltre permetterebbero di riattivare e iniettare dei capitali nella microeconomia locale. Aspetto quest’ultimo centrale anche per le nostre bellissime valli, tornando a far lavorare anche i piccoli artigiani che possono occuparsi di singoli cantieri ma non delle grosse opere. Grosse opere che giocoforza chiamano in campo imprese talvolta estere a prezzi di dumping.

In ultima analisi, si permetterebbe di nuovo a molti più cittadini e lavoratori di ammassare quel capitale minimo necessario a garantire un’esistenza dignitosa durante la vita lavorativa e all’arrivo della meritata pensione. Dobbiamo questo alle generazioni attuali e future.

La politica è chiamata con urgenza ad agire!

Sarà possibile inizializzare questi cambiamenti strutturali ma necessari? Sarà un compito non facile ma fondamentale, che spero venga riconosciuto di altissima priorità da parte della politica nazionale. Si dovrà trovare il modo di correggere il compito dell’autorità di vigilanza e le leggi che regolano il settore finanziario in modo da farli di nuovo avvicinare  e rendere utili all’economia reale, non a quella economia globalista che oggi è troppo rappresentata e semplicemente ignora i “normali” cittadini lavoratori.

Quella sopra esposta è solo l’idea di un piccolo ingegnere gestionale e pilota, capace di fare il conto della serva, ma non quello del globalista. Magari qualche economista che legge queste righe troverà spunti per approvare o anche rigettare quanto da me esposto. Curioso, rimango in attesa di una replica.

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